free bootstrap templates

Leonardo da Vinci architetto per la Rocca di Casalmaggiore


La Rocca è sicuramente il monumento più importante dal punto di vista storico e artistico della nostra città: essa si erge imponente quasi a proteggere e dominare tutto l’abitato disteso lungo la sponda del grande fiume, a dare ad esso una nobile impronta medievale. Nei documenti la prima menzione del castrum (castello) di Casalmaggiore risale all’anno 1012, ma oggi il tempo e gli uomini hanno cancellato quasi ogni traccia dell’antica città: rimane solo la Rocca a testimoniare una vicenda storica che si è sviluppata per più di mille anni e che una coscienza civica fino a tempi recenti sentita e diffusa, ed oggi alquanto appannata, ha contribuito a mantenere viva.
Non sono in grado di dare un giudizio sul suo attuale stato di conservazione, che comunque andrebbe controllato, anche in vista di un possibile recupero funzionale, ma due interventi mi pare che si impongano d’acchito come necessari e urgenti e colgo l’occasione per rivolgere un appello al Sindaco e all’Amministrazione comunale perché venga riparata la copertura, che presenta molte tegole spezzate e fuori posto, causa di sicure infiltrazioni d’acqua, e perché venga eliminata l’edera che avvolge ormai quasi interamente la struttura: forse qualcuno avrà pensato che essa dia al torrione un tocco “romantico” , ma in realtà lo deturpa e lo nasconde, rendendo meno percepibile la sua massa forte, possente e slanciata.
La Rocca resta a testimoniare un tempo in cui Casalmaggiore era dotata di un potente sistema difensivo, costituito da un Castel Vecchio e un Castel Nuovo. Il primo, munito di una palizzata e di un terrapieno e cinto da un largo fossato, era sorto tutt’intorno al nucleo originario di Casalmaggiore nel secolo X, quando anche nel nostro territorio si sviluppò quel fenomeno che i medievisti chiamano dell’incastellamento, e racchiudeva l’area compresa oggi tra Via Fantini, Piazza Turati, Piazza Garibaldi, che veniva tagliata a mezzo, Via Azzo Porzio, Via Bixio, Via Vaghi.
Castel Nuovo invece, edificato tra il XII e il XIII secolo, aveva a sud una cinta esterna che sporgeva fuori dall’attuale argine maestro e venne poi distrutta dal Po, mentre nella parte interna aveva al centro la mole della Rocca e si allungava in fregio al tratto del Po che corre grosso modo tra le attuali Via del Lino e Via Garibaldi, a presidio del centro abitato e del porto, nello spazio cioè più vitale per la vita civile ed economica della nostra città e più esposto ad attacchi nemici. L’aspetto attuale della Rocca non rispecchia quello originario, perché essa venne più volte ristrutturata per adeguarla allo sviluppo delle esigenze e delle tecniche militari. Una particolare attenzione fu rivolta alla sua efficienza, con frequenti interventi di sistemazione, nel corso del XV secolo, quando Casalmaggiore per decenni si trovò investita dall’aspra lotta che opponeva i Visconti e gli Sforza di Milano e la Repubblica di Venezia, che infatti per tutto il secolo si alternarono nel dominio della nostra città, tanto che nelle sue acque furono combattute due celebri battaglie navali, una vinta dai Veneziani nel 1446 (di cui si può vedere ancor oggi la rappresentazione in un movimentato telero di Francesco Bassano sul soffitto della Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale) e l’altra da Francesco Sforza nel 1448.
Ma l’intento che mi propongo in questo articolo non è quello di ripercorrere le vicende storiche del nostro castello, bensì di dar conto di un ampio saggio che un grande studioso ha dedicato alla Rocca e che, per quanto a mia conoscenza, è rimasto del tutto sconosciuto in sede locale.
Il bello (o piuttosto il brutto) è che questo saggio risale a parecchi anni fa, è stato presentato in un convegno internazionale a Mantova nel 1999 ed è stato pubblicato nel volume degli atti nel 2002: l’autore è Pietro C. Marani, il titolo: “Leonardo e Bernardo Rucellai fra Ludovico il Moro e Lorenzo il Magnifico sull’architettura militare: il caso della Rocca di Casalmaggiore” e si legge nel volume “Il Principe architetto”, a cura di Arturo Calzona, Francesco Paolo Fiore, Alberto Tenenti, Cesare Vasoli, Firenze, Olschki, 2002, pp. 99-123.
Francamente quando, in tempi recenti, sono venuto a conoscenza di questo saggio ho avuto un sobbalzo di meraviglia (e anche un po’ di vergogna): ma come, Leonardo da Vinci, il genio universale del Rinascimento, forse è venuto a Casalmaggiore, ha rivolto il suo ingegno di grandissimo architetto militare allo studio del nostro castello, ha elaborato con disegni e scritti progetti per migliorarlo e rafforzarlo, e noi Casalesi l’abbiamo finora ignorato? Questo mio articolo vuole quindi portare all’attenzione dei cittadini un episodio di eccezionale rilievo storico e insieme essere atto di ringraziamento e di scusa verso l’autore di un saggio per noi così importante e così trascurato.
Tanto più che Pietro C. Marani è uno dei massimi esperti a livello internazionale di Leonardo, e in particolare dei suoi disegni e scritti teorici e scientifici, professore di Storia dell’Arte moderna al Politecnico di Milano, già direttore della Pinacoteca di Brera e con un lunghissimo curriculum di incarichi, di mostre e di pubblicazioni quasi tutte dedicate a Leonardo, nonché estensore della sua biografia nel prestigioso Dizionario Biografico degli Italiani edito dalla Treccani (vol. 65, 2005, pp. 440-459), dove pure viene ricordato l’intervento leonardesco a Casalmaggiore (a p. 443).
Cerchiamo di ripercorrere in sintesi l’approfondita ricostruzione storica condotta da Marani nel suo saggio, che lo porta a sostenere in modo articolato e convincente l’ipotesi che Leonardo abbia effettivamente preparato un progetto per rinnovare la fortezza di Casalmaggiore e adeguarla alle moderne tecniche militari e difensive. E’ chiaro che in simile materia non possiamo attenderci la prova della “pistola fumante” che dia l’assoluta certezza, e tuttavia la serie di fatti e di argomentazioni che vengono presentati convergono nel rendere il racconto di stringente evidenza.
L’anno 1483 fu un anno cruciale per i rapporti fra gli stati regionali italiani che si combattevano in guerre e guerricciole continue per strapparsi posizioni di vantaggio l’uno sull’altro, incuranti del fatto che ciò li stava precipitando tutti verso la rovina. La pace di Lodi del 1454 aveva stabilito un solo precario equilibrio e appunto nel 1483 si era formata un’alleanza tra il papa Sisto IV Della Rovere, il duca di Ferrara Ercole I, Ferdinando re di Napoli, Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze e Gian Galeazzo Sforza duca di Milano, tutti coalizzati contro Venezia, la potenza più forte, l’unica in grado di imporre la propria egemonia almeno su tutta l’Italia centro-settentrionale e che sarebbe rimasta, fino alla definitiva catastrofe di Agnadello nel 1509, l’unica in grado di resistere al predominio straniero che andava affermandosi con le “guerre d’Italia”.
I rappresentanti degli stati alleati decisero di ritrovarsi alla fine di febbraio a Cremona per concordare le strategie per l’imminente campagna militare. In vista dell’incontro, Ludovico il Moro, reggente ed effettivo signore del ducato di Milano, e Federico Gonzaga, marchese di Mantova e condottiero delle sue truppe, giunsero il 13 febbraio a Casalmaggiore, che come importante piazzaforte posta al confine tra Cremona, Mantova e Parma e punto obbligato di passaggio per la navigazione sul Po, era stata per tutto il Quattrocento al centro della contesa tra Milano e Venezia. Sicuramente essi visitarono la fortezza, ne constatarono i punti deboli e decisero che era necessario migliorarne l’apparato difensivo.
Ne abbiamo la prova documentata in una lettera del 6 marzo 1483, oggi conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze, nella quale Bernardo Rucellai, cognato del Magnifico e suo oratore a Milano, scriveva al suo signore, rivolgendosi a lui con un familiare “tu”, di aver riferito a Ludovico il Moro “quanto mi avisasti del disegno di Casale maore a che mi rispose che poi che quel disegno della forteza piaceva ancora a te e che tu lo approvavi, e’ (esso) piaceva ora molto più a lui”. La lettera è determinante ai fini del nostro discorso e concentra nei termini più stringati tutta una serie di fatti che vanno dipanati.
Rientrato da Cremona, Ludovico, e la stessa rapidità con cui agisce dimostra l’importanza che annette all’opera, incarica subito un architetto di preparare un progetto per la sistemazione della fortezza di Casalmaggiore e questo esegue un disegno almeno preparatorio, che viene inviato a Lorenzo, il quale esprime al suo ambasciatore la sua approvazione; il Rucellai riferisce a Ludovico il positivo parere del suo signore e Ludovico si compiace di ciò, dicendo che il disegno ora piace più di prima anche a lui.
E’ naturale chiedersi per quale ragione il Magnifico ci tenesse ad essere informato così accuratamente dei casi della fortezza di Casalmaggiore, di cui egli nulla sapeva e nulla gli importava, ed è d’obbligo dedurne che il suo interesse andava all’architetto incaricato del progetto per migliorarla. E qui è necessario rifarsi alla biografia di Leonardo da Vinci e agli inizi della sua esperienza milanese. La giovinezza di Leonardo era trascorsa tutta a Firenze in stretto rapporto con l’ambiente mediceo e in cordiale amicizia con lo stesso Magnifico, ma in un mese imprecisato del 1482 egli si era trasferito a Milano, per mettere al servizio degli Sforza il suo genio, dando il via a una mirabile serie di capolavori pittorici (basti pensare al famoso Cenacolo), ma anche a ricerche e sperimentazioni in campo teorico e scientifico di straordinaria novità e rilievo, che sono consegnate ai suoi quaderni di disegni e di appunti.
A richiedere il passaggio di Leonardo a Milano era stato forse lo stesso Ludovico il Moro, il quale desiderava erigere a Francesco Sforza un monumento equestre eccezionale per qualità e dimensioni, a celebrazione del padre e di tutta la dinastia sforzesca; Lorenzo aveva favorito questo trasferimento per compiacere l’alleato, anche se poi Leonardo concepì un monumento in bronzo talmente grandioso che fu impossibile realizzarlo, per cui ne restano solo alcuni bellissimi disegni.
Il Rucellai, da sempre amico di Leonardo, continuava a seguirlo nel suo inserimento alla corte milanese e ne teneva informato il Magnifico, come mostra la lettera sopra ricordata.
Nel Codice Atlantico, conservato oggi all’Ambrosiana, esiste un’altra lettera di Leonardo, che certo non soffriva di mancanza di autostima, in cui egli, dichiarando di voler mettere il suo ingegno a disposizione del Moro, esalta non tanto le proprie capacità artistiche, quanto le sue invenzioni in campo militare, che gli consentono di creare macchine ed armi di incredibile potenza: egli può costruire ponti leggerissimi e forti, togliere via l’acqua dai fossati dei castelli assediati, realizzare bombarde potentissime, scavare passaggi segreti anche sotto fossati e fiumi per penetrare nelle città nemiche, costruire carri coperti che attacchino e sbaraglino le schiere nemiche con le artiglierie, e molto altro.
Con queste premesse si capisce come Ludovico non abbia esitato ad affidare a Leonardo anche il progetto per rafforzare la fortezza di Casalmaggiore e come questi si sia subito impegnato per dar corso all’opera.
Il Marani ha studiato una serie di disegni di quegli anni che mostrano progetti militari leonardeschi ed ha individuato nel disegno del foglio 18 verso del cosiddetto Manoscritto B di Parigi una probabile bozza per l’intervento casalasco. In esso infatti è rappresentata in pianta e in veduta assonometrica una fortezza in cui egli ha riscontrato forti somiglianze con quella di Casalmaggiore: “murature -egli precisa- verticali molto alte, prive di scarpa o con scarpa molto bassa e poco aggettante, torre quadrata sopraelevata, mancanza di bastioni”. Nel disegno Leonardo aggiunge, con tratto più rilevato, una struttura sporgente dotata di feritoie per posizionarvi le bombarde, che controlla il fossato e gli argini che dovrebbero essere costruiti davanti e annota con la sua caratteristica grafia: “fortezza che batte i fossi e llargine di fori de’ fossi”. Il Marani stesso non esclude che sia rappresentata un’architettura del territorio lombardo diversa da quella di Casalmaggiore, ma basta osservare il disegno, pur nella sua schematicità, per rendersi conto che l’identificazione risulta altamente probabile.
Del fossato e dei muri che affiancavano il torrione non resta naturalmente più traccia, perché, come ricorda il Romani (Storia di Casalmaggiore, vol.II, p. 21) essi furono eliminati nel ‘700: il fossato venne colmato quando gli Austriaci allestirono il quartiere militare per l’alloggiamento delle truppe (in seguito Scuole Elementari e oggi civile abitazione), mentre le mura non resistettero alle piene del Po e furono in vari tempi demolite. L’ultima traccia di esse scomparve, e rinvio ancora a Romani,II, pp. 21-23, quando i decurioni del Consiglio comunale (oggi, più modestamente, consiglieri comunali) decisero di abbattere quanto rimaneva della porta merlata e delle mura in rovina, lasciando solo un pilastro, sul quale venne apposta una lapide a memoria dell’evento e, sotto, una tabella idrometrica. La lapide insieme all’idrometro venne in seguito trasferita e, unico ricordo dell’antica fortezza, venne immurata nell’edificio adiacente a San Rocco (attuale sede del magazzino idraulico dell’AIPO), dove si trova tuttora. Il Romani riporta il testo dell’iscrizione e precisa che essa, pur datata al 1773, venne effettivamente collocata nel 1790. Costruita in modo incisivo e non banale, mi pare giusto trascriverla (sciogliendo le abbreviazioni), per il suo valore storico e a testimonianza dell’ottima cultura classica dell’anonimo epigrafista, e tradurla, a beneficio dei nostri liceali di ieri e di oggi:
RELIQUIAE / PORTAE ARCISQ(UE) VETERIS / QUAM FLUMEN SUBRUIT / AGGERUM ALTITUDINI / AQUARUM INCREMENTIS DECREMENTISQ(UE) / ET AUCTUBUS MAXIMIS DESCRIBENDIS / ET INDICUNDIS EXCUBIIS / ADVERSUS INTUMESCENTEM PADUM / SERVIRE IUSSAE / DECUR(IONUM) DECR(ETO) A(NNO) MDCCLXXIII
(“Per decreto dei decurioni nell’anno 1773 fu deciso di utilizzare i resti della porta e dell’antica rocca, che il fiume ha corroso, per innalzare gli argini, per mostrare gli aumenti e abbassamenti e le massime altezze delle acque e per indicare (ciò) agli addetti alla sorveglianza contro le piene del Po”).
Ritornando al disegno leonardesco segnalato dal Marani, ci si può chiedere se esso venne ripreso dal vero e se quindi Leonardo venne appositamente a Casalmaggiore per soddisfare l’incarico di Ludovico. Il Marani non affronta la questione, ma certo mi è difficile immaginare il genio di Vinci piazzato di fronte al nostro torrione intento a tracciarne le linee e la sistemazione futura. Più probabile mi pare un lavoro a distanza sulla base di informazioni. Ma certo è che un disegno, che anticipò forse un più compiuto progetto, venne da lui elaborato e presentato ai suoi illustri mecenati. Altrettanto certo è che di tutta l’operazione non se ne fece in definitiva nulla: Casalmaggiore rimase con la sua debole difesa, fu presto dichiarata città “non murata” e tutte le sue fortificazioni vecchie e nuove tra il ‘600 e il ‘700 scomparvero per sempre. 

Leonardo, disegno, manoscritto B di Parigi, particolare foglio 18V: progetto per la sistemazione della Rocca di Casalmaggiore
Mobirise
Epigrafe per l’idrometro, 1773
Mobirise
Pubblicato su "Casalmaggiore", bimestrale a cura
dell'Associazione Pro Loco di Casalmaggiore
Dicembre 2017

Scarica il documento pdf