web page maker

Clero e nobiltà nei libri del censimento


Concludo con questo articolo la mia indagine, forzatamente di sintesi, sul censimento teresiano, teso ad accertare le proprietà immobiliari in case e terreni dei singoli cittadini, come base di un’equa e “onesta” tassazione, che stabilisse un rapporto di reciproca fiducia tra lo Stato e i cittadini contribuenti e soprattutto eliminasse le sperequazioni, almeno le più clamorose, esistenti tra le varie classi sociali e tra residenti urbani e contadini.
Uno dei sistemi a cui più spesso ricorrevano i ceti più ricchi, dominanti nei Consigli comunali, cui spettava la ripartizione delle imposte, era quello di tener nascoste, almeno in parte, le loro proprietà, che così sfuggivano al fisco, secondo un metodo praticato anche oggi con un certo successo, e di imporre una medesima tassazione a tutti i terreni, indipendentemente dalla loro qualità e redditività.
Facciamo l’esempio di Casalmaggiore: il territorio comunale collettabile (tassabile, con esclusione dei fondi, in particolare del clero, che godevano di totale o parziale esenzione), secondo il bilancio del 1747, antecedente la riforma teresiana, era di pertiche cremonesi 87.256 e ogni pertica era tassata per L. 2, soldi 3, denari 10; ebbene, dal 1760 il nuovo catasto assegnò ad esso, in base alle ben più rigorose misurazioni effettuate, un perticato di pertiche milanesi 126.260, corrispondenti grosso modo a cremonesi 102.270 (si ricordi che la pertica milanese, usata per tutto il catasto e in cui sono espresse anche le misure citate nel seguito dell’articolo, corrisponde a mq. 654,5, mentre quella cremonese è di mq. 808). Il terreno collettabile aumentò quindi di parecchio (oggi si parlerebbe di “emersione del sommerso”) e ogni fondo venne stimato in base al proprio valore e tassato di conseguenza, con aliquote inferiore a prima, in base a criteri certi e verificabili, uguali per tutti. Sembrò dunque realizzarsi quel principio che anche oggi, con scarse speranze, viene spesso evocato: “pagare tutti per pagare meno”.

Ho già esaminato nella precedente puntata la situazione del Capoluogo; vorrei ora parlare della distribuzione della ricchezza immobiliare nelle Ville e in particolare delle proprietà spettanti alle due classi privilegiate del tempo: il clero e il patriziato, che già abbiamo visto insediato nei grandi palazzi del centro urbano, ma che aveva la base economica del proprio potere nei vasti beni terrieri posseduti nel contado.
Il nostro Archivio Storico Comunale (parte antica, cart. 114) possiede le accuratissime mappe di ciascuna Villa redatte dagli ingegneri rilevatori, ma non la rimanente documentazione, per la quale ho dovuto ricorrere al Fondo Catasto dell’Archivio di Stato di Cremona, che conserva i cosiddetti “catastini”, uno per ogni Villa del nostro Comune, con l’elenco alfabetico dei proprietari di ciascuna particella catastale, la relativa superficie e il valore capitale, derivante dalla stima della sua rendita, in rapporto al quale il fisco stabiliva il prelievo. In essi la superficie viene calcolata in pertiche milanesi e in tavole (1/24 di pertica); il valore in scudi di L. 6 ciascuno, lire e ottavi di lira.
Chiedo subito venia al lettore per la sfilza di cifre che dovrò somministrargli e per la faticosa lettura, ma abbia la bontà di pensare che assai maggiore è stata la fatica toccata a me, che ho sempre odiato la matematica, ma che per questo studio ho dovuto raccogliere ed elaborare (spero senza gravi errori di calcolo) centinaia di dati e di numeri.

L’intero territorio rurale di Casalmaggiore misura dunque nel 1751 (anno della rilevazione) pertiche milanesi (da ora in poi: pert., senza indicazione delle tavole) 126.260, per un valore complessivo di scudi fiscali (da ora in poi: sc., arrotondati all’unità) 1.045.159. Il centro urbano, del quale non sono computate le pertiche, in quanto la rendita degli immobili non dipende dalla superficie, è stimato invece sc. 63.171, per un totale di sc. 1.108.330.

Le Ville in ordine alfabetico sono (tra parentesi superficie e valore in scudi): Agoiolo (pert.15.967; sc. 52.269), Brugnolo (5.857; sc. 46.246), Caminata (pert. 2.175; sc. 21.689), Cappella e Gambalone (pert. 5.039; sc. 45.601), Casal Bellotto (pert. 20.041; sc. 167.891); Fossa Caprara (pert. 4.030; sc. 24.633), Quattro Case (pert. 5.973; sc. 58.171), Rivarolo del Re (pert. 22.559; sc. 187.013), Roncadello (pert. 5.991; sc. 21.527), Staffolo (pert. 4.527; sc. 42.707), Vico Belignano (pert. 9.442; sc. 83.565), Vico Bonghisio (pert. 3.470; sc. 32.652), Vico Moscano (3.665; sc. 26.237), Villa nova (pert. 10.957; sc. 96.201). I terreni agricoli posti attorno al centro urbano dal Po fino a Motta S. Fermo appartengono alla Vicinanza, di pert. 15.967, per sc. 118.737.

Suddividerò i proprietari in tre gruppi: Comunità, enti ecclesiastici, persone private. E’ bene precisare che la mia ricerca si è limitata al territorio casalasco e quindi non è affatto escluso che i titolari siano accatastati per altri beni al di fuori di esso.

Per il primo gruppo non c’è molto da dire: i fondi agricoli comunali, un tempo consistenti, sono ormai passati quasi integralmente ai privati: a Casalmaggiore rimangono 433 pertiche in tutto, per 2.835 scudi, alle Comunità di Fossacaprara, Brugnolo…dei semplici fazzoletti di terra.

Assai complesso è invece il discorso da fare per le istituzioni ecclesiastiche, che ho ripartito in quattro categorie: A): Parrocchie (ho compreso sotto questa voce tutto quanto fa capo al clero secolare: benefici parrocchiali, chiese sussidiarie ed oratori, altari di patronato, fabbricerie, capitolo dei canonici di S. Stefano); B) Confraternite; C) Ordini religiosi; D) Luoghi pii. Un solo accenno a un altro ente, un tempo il più importante: la mensa episcopale, ormai ridotta a poca cosa, anche se, quasi a ricordare gli antichi, immensi possedimenti, conserva uno dei più cospicui fondi del territorio: 1302 pertiche, per un valore di sc. 10280 in Vicinanza, oltre a 15 misere pertiche in Vicobellignano. Di ciascuna delle quattro categorie suddette riporto la superficie totale dei beni posseduti in ciascuna villa e il relativo valore in scudi.
Agoiolo: Parrocchie pert. 1064, sc. 9045 (di cui quella di S. Stefano di Casalmaggiore pert. 732, sc. 6282); Confraternite pert. 410, sc. 2976; Ordini regolari pert. 366, sc. 2942; Luoghi pii non presenti. Totale dei beni del clero: pert. 1860 (28,35% della superficie globale della villa), sc. 14.963 (28,62% del valore globale della villa).
Brugnolo: Parrocchie pert. 401, sc. 3338 (di cui S. Stefano pert. 338, sc. 2891); Confraternite pert. 170, sc. 1669; Ordini religiosi pert. 381, sc. 3215; Luoghi pii non presenti. Totale dei beni del clero pert. 952 (16,25%), sc. 8222 (17,77%).
Caminata: Parrocchie pert. 126, sc. 1524 (di cui S. Stefano pert. 47, sc. 461); Confraternite pert. 257, sc. 2543; Ordini religiosi pert. 15, sc. 159; Luoghi pii pert. 305, sc. 2973. Totale pert. 703 (32,32%), sc. 7199 (33,19%).
Cappella e Gambalone: Parrocchie pert. 640, sc 5846 (di cui S. Stefano pert. 314, sc. 2749); Confraternite pert. 61, sc. 508; Ordini pert. 350, sc. 3434; Luoghi pii pert. 167, sc. 1390. Totale pert. 1051 (20,85%), sc. 11178 (24,51%).
Casal Bellotto: Parrocchie pert. 2233, sc. 19628 (di cui S. Stefano pert. 109, sc. 939); Confraternite pert. 1025, sc. 14137; Ordini regolari pert. 313, sc. 2585; Luoghi pii pert.179, sc. 1397. Totale pert. 3750 (18,71%), sc. 37747 (22,48%).
Fossa Caprara: Parrocchie pert. 356, sc. 2544 (di cui S. Stefano pert. 59, sc. 476); Confraternite pert. 60, sc. 417; Luoghi pii assenti: Totale pert. 423 (10,49%), sc. 3005 (12,19%).
Quattro Case: Parrocchie pert. 1387, sc. 13669 (S. Stefano non ha beni); Confraternite pert. 350, sc. 3495; Ordini e Luoghi pii sono assenti. Totale pert. 1737 (29,08%), sc. 17164 (29,50%).
Rivarolo del Re: Parrocchie pert. 1598, sc. 12693 (di cui S. Stefano pert. 515, sc. 4516); Confraternite pert. 1626, sc. 12316; Ordini religiosi pert. 1198, sc. 10050; Luoghi pii pert. 419, sc. 4013. Totale pert. 4841 (21,45%), sc. 39072 (20,89%).
Roncadello: Parrocchie pert. 846, sc. 5082 (S. Stefano è assente); Confraternite pert. 169, sc. 758; Ordini religiosi pert. 139, sc. 792; Luoghi pii pert. 229, sc. 1445. Totale pert. 1383 (23,08%), sc. 8077 (19,44%).
Staffolo: Parrocchie pert. 694, sc. 5056 (di cui S. Stefano pert. 79, sc. 701); Confraternite pert. 118, sc. 1060; Ordini regolari pert. 35, sc. 335; Luoghi pii pert. 193, sc. 1712. Totale pert. 1040 (22,97%), sc. 8163 (19,11%).
Vico Belignano: Parrocchie pert. 1325, sc. 11196 (di cui S. Stefano pert. 760, sc. 6256); Confraternite pert. 531, sc. 4946; Ordini pert. 606, sc. 5495; Luoghi pii assenti. Totale pert. 2477 (26,23%), sc. 21786 (26,07%).
Vico Bonghisio: Parrocchie pert. 776, sc. 7309 (di cui S. Stefano pert. 691, sc. 6532); Confraternite pert. 78, sc. 739; Ordini religiosi assenti; Luoghi pii pert. 58, sc. 553: Totale pert. 912 (26,28%), sc. 8601 (26,34%).
Vico Moscano: Parrocchie pert. 202, sc. 1269 (S. Stefano non ha possessi); Confraternite pert. 197, sc. 1476; Ordini regolari pert. 200, sc. 1445; Luoghi pii pert. 147, sc. 1004. Totale pert. 746 (20,34%), sc. 5194 (19,79%).
Villa Nova: Parrocchie pert. 1885, sc. 16404 (di cui S. Stefano pert. 750, sc. 6656); Confraternite pert. 1028, sc. 9501; Ordini regolari pert. 1837, sc. 14850; Luoghi pii pert. 487, sc. 4539. In questo vero paradiso del clero il totale dei beni è di pert. 5237 (47,79%), sc. 45294 (47,08%).
Vicinanza: Parrocchie pert. 1455, sc. 12429 (di cui S. Stefano pert. 671, sc. 3518); Confraternite pert. 831, sc. 3675; Ordini pert. 2642, sc. 20901; Luoghi pii pert. 332, sc. 2452. Totale (compreso il mappale della curia vescovile sopra ricordato) pert. 6562 (41,10%), sc. 49737 (41,88%).
Nell’intero territorio quindi i beni delle parrocchie ammontano a pert. 16436 (13,01% del territorio comunale), per sc. 138480 (12,49%). Di gran lunga la più ricca è l’arcipretura di S. Stefano, che possiede notevoli beni in quasi ogni località, per un complesso di pert. 5065 e di sc. 41977, certo adeguato al mantenimento del suo foltissimo clero.
Le Confraternite tutte insieme hanno un patrimonio di pert. 6911 (5,47%), per sc. 60216 (5,43%).
Gli Ordini religiosi possiedono fondi per 8089 pertiche (6,40%) e 66388 scudi (5,98%). Si può ulteriormente specificare che cinque sono le famiglie di Regolari residenti da lungo tempo nel centro urbano, e che tutte, esclusi i Cappuccini del convento di S. Lorenzo, non possidenti, risultano ben fornite di beni rurali. L’insediamento più antico è dei Francescani Conventuali, proprietari di pert. 1935, per un valore di 18648 scudi; il maggiore è in Vicinanza (pert. 886, sc. 9556). I Servi di Maria, che tengono il convento della Fontana, hanno terre per pert. 825 e 7975 scudi. I PP. Barnabiti, che su incarico della Comunità conducono le scuole con il collegio annesso, possiedono beni per pert. 839 e sc. 7402, fra i quali spicca un podere in Villanova di pert. 509 e sc. 4386. Infine l’ordine più ricco risulta quello delle Clarisse del monastero di S. Chiara, che hanno accumulato nel tempo le generose doti con cui le più ragguardevoli famiglie casalasche hanno sempre assicurato alle figlie monacande una comoda e agiata vita claustrale: il loro patrimonio è di pert. 3858 e di sc. 32363, ben distribuito in tutto il territorio; la maggiore proprietà è in Villanova, con 1155 pertiche, per sc. 9914.
In Casalmaggiore infine sono presenti alcuni Luoghi pii di antica fondazione e affidati alle cure di specifici sodalizi, che svolgono un’importante azione di beneficenza e di solidarietà sociale: l’Ospitale degli Infermi ha beni per pert. 883 e sc. 7077, l’Orfanotrofio maschile della SS. Trinità per pert. 767 e sc. 6903; l’Orfanotrofio femminile di S. Cristoforo ha ricevuto nel tempo donazioni per pert. 801 e sc. 6871; il Monte di Pietà, che è gestito dalla Comunità e si sostiene con i proventi della propria attività, ha solo un piccolo appezzamento di 66 pertiche a Camminata. Complessivamente ai Luoghi pii spettano proprietà per pert. 2517 e sc. 21478.
Tirando le somme di tutti i fondi appartenenti alle varie istituzioni ecclesiastiche nel nostro territorio, giungiamo a calcolare il considerevole patrimonio di pert. 33.953 (26,89%) e di sc. 268.323 (24,20%).

Il rimanente territorio appartiene ai privati cittadini, assai differenziati naturalmente per ricchezza e condizione sociale. Prevale di gran lunga la piccola proprietà, con appezzamenti di modesta o spesso infima estensione e valore, anche se in quasi ogni villa sono presenti gruppi familiari allargati, composti di più nuclei imparentati tra loro, che possono contare su un sostegno reciproco e su un patrimonio “clanico” abbastanza consistente, che garantisce loro una sufficiente sicurezza di vita. Manca invece da noi la grande proprietà agraria del Lodigiano e dell’alto Cremonese, anche se il processo per cui le classi aristocratiche e dirigenti urbane tendono dal ‘600 in poi ad investire nella terra i propri capitali, si sviluppa anche dalle nostre parti in modo analogo al resto della Lombardia. Solo che la nostra agricoltura offre prospettive di rendimento assai inferiori rispetto ad altre terre più fertili e ricche di acque e quindi non richiama investimenti esterni. Fu una fortuna per l’aristocrazia locale, che, come era riuscita a costruire nel distretto casalasco una Comunità pienamente autonoma sul piano amministrativo e giurisdizionale, così poté liberamente trovare uno sbocco proficuo per la propria ricchezza nell’acquisto delle terre del contado. Questa struttura, che integrava città e campagna in un’economia agricola alquanto statica, ma ben equilibrata al proprio interno, resse bene durante tutto l’antico regime, finchè poté rimanere isolata e chiusa in se stessa, ma rivelò tutta la propria fragilità quando, con lo Stato giuseppino e poi napoleonico, dovette rinunciare alla sua autonomia e inserirsi in una struttura politico-amministrativa più vasta e articolata e in un’economia più dinamica e aperta.
Grazie ad oculati investimenti l’aristocrazia urbana casalasca riuscì dunque ad acquisire ingenti beni fondiari, fedelmente registrati nei libri catastali e finalmente con esattezza iscritti nei ruoli fiscali.
Ecco un rapido elenco dei nobili e del patriziato decurionale, a cui nei “catastini” risultano intestati i più ingenti patrimoni.
Il marchese Pietro Francesco Araldi ha i beni più consistenti in Brugnolo, Cappella, Casalbellotto (dove si trova il fondo in assoluto più esteso del territorio, di pert. 2216 e sc. 15283), Quattrocase, per complessive pert. 6250 e un valore di sc. 49043, che lo pongono nettamente al primo posto tra i possidenti.
I fratelli Evaristo e Giovanni Busi sono iscritti per pert. 2469 e sc. 20991.
Il conte Giuseppe de Pedretti Pazzini ha probabilmente altrove le maggiori proprietà, perché qui possiede solo pert. 967, per sc. 6353.
Al conte Annibale Favagrossa spettano pert. 2200, per sc. 18369, concentrati in Rivarolo del Re e Villanova.
Il marchese Filippo Gozzi è registrato per pert. 2036 e sc. 17943 (i mappali più estesi sono a Casalbellotto, Rivarolo e Villanova).
Il decurione e giurisperito Rinaldo Guadagni (nomen-omen) è iscritto per pert. 2123 e sc. 18603.
Il conte Raimondo Magnoni (come sopra) possiede pert. 2461, per sc. 21592 (a Camminata e Vicoboneghisio le maggiori proprietà).
Al “clan” dei Molossi, suddivisi in più rami e considerando solo i principali, sono attribuiti beni per pert. 3285, con un valore di sc. 27192, concentrati soprattutto in Vicobellignano.
Zaccaria e Angelo Ponzoni hanno estese proprietà in Rivarolo del Re, ma anche in Vicinanza e Vicobellignano, per un totale di pert. 4854 e di sc. 36775.
La marchesa Maria Elisabetta Scarenzi è la maggior redditiera della zona e, oltre agli splendidi palazzi in città citati nell’articolo precedente, è registrata per pert. 2008 e sc. 10658; la proprietà maggiore si trova a Casalbellotto.
Infine al marchese Giulio Cesare Vaini appartengono terreni per pert. 2825 e sc. 24076, situati in particolare a Cappella e Rivarolo. Superiore alle 1000 pertiche è pure il patrimonio della marchesa Silvia Aroldi Vaini, certo sua congiunta.

Se si vuol capire il disordine sotteso alla situazione sopra descritta e a cui il riformismo illuminato e il censimento cercarono di porre rimedio, ristabilendo al di sopra dei particolarismi l’autorità della legge, basta rileggere una pagina famosa dei Promessi Sposi :“Il clero vegliava a sostenere e ad estendere le sue immunità, la nobiltà i suoi privilegi, il militare le sue esenzioni. I mercanti erano arrolati in maestranze e in confraternite, i giurisperiti formavano una lega, i medici stessi una corporazione. Ognuna di queste piccole oligarchie aveva una sua forza speciale e propria; in ognuna l’individuo trovava il vantaggio d’impiegar per sé, a proporzione della sua autorità e della sua destrezza, le forze riunite di molti”. Ci sarebbe molto da imparare riprendendo in mano il Manzoni storico del ‘600, ma anche del suo e del nostro tempo. Ma il gran Lombardo non è oggi tra gli autori più amati: troppi cattolici sono impegnati in crociate integraliste, mentre lui era un “cattolico adulto”, non un integralista; quanto ai “lumbard”, se mai lo hanno letto, lo ignorano completamente, forse per le sue fermissime convinzioni unitarie e risorgimentali. Vuoi mettere Alberto da Giussano, un personaggio che non è mai neppure esistito?...
Ma non è il caso di aprire un altro discorso. Io parlo di archivi, non del presente.

Archivio Storico Comunale di Casalmaggiore, Mappa del Catasto teresiano
Mobirise
Pubblicato su "Casalmaggiore", bimestrale a cura
dell'Associazione Pro Loco di Casalmaggiore
Settembre 2009

Scarica il documento pdf